mercoledì 19 settembre 2012

Meditazione Vipassanā

Vipassanā significa vedere le cose in profondità, come realmente sono ed è una tecnica di meditazione indiana di oltre 2500 anni fa.

È stata riscoperta da S.N. Goenka durante un suo soggiorno in Burma e da lui riportata in India per poi farla conoscere in tutto il mondo.

Infatti, in qualsiasi parte del globo si sia, si può decidere di sedere un corso (nel gergo vipassaniano non si dice attendere un corso, ma sederlo) pagando con una donazione libera. 

L'organizzazione segue sempre lo stessa schema:





4:00
    Sveglia
4:30-6:30
Meditazione nella sala o nella tua stanza
6:30-8:00
Colazione
8:00-9:00
Meditazione di gruppo
9:00-11:00
Meditazione nella sala o nella tua stanza a seconda delle istruzioni dell'insegnante
11:00-12:00
Pausa pranzo
12:00-13:00
Riposo e a richiesta intervista con l'insegnante
13:00-14:30
Meditazione nella sala o nella tua stanza
14:30-15:30
Meditazione di gruppo
15:30-17:00
Meditazione nella sala o nella tua stanza a seconda delle istruzioni dell'insegnante
17:00-18:00
Pausa tea
18:00-19:00
Meditazione di gruppo
19:00-20:15
Discorso dell'Insegnante
10:15-21:00
Meditazione di gruppo
21:00-21:30
A richiesta intervista con l'insegnante
21:30
Ritiro nelle proprie stanze - Luci spente 

Quando ho sentito parlare per la prima volta di questo corso l'idea di passare nove giorni in silenzio con 11 ore giornaliere seduta a "meditare" mi atterriva. Anche stare dieci minuti in silenzio ad occhi chiusi era per me un enorme peso ed ero segretamente convinta di non avere la "capacità" per farlo. Lo yoga mi ha molto rilassata, un tempo ero più agitata, nervosa, pessimista, ma pensavo che quello fosse il massimo cui potessi aspirare, che "oltre" non potessi neanche aspirare ad andare.

S.N. Goenka

Ciononostante ero molto tentata dall'idea di provare, troppe persone mi avevano dipinto il Vipassanā come una scoperta entusiasmante. Fatto sta che, complice anche il traferimento in Australia, il momento giusto tardava ad arrivare.

Quando poi sono giunta a Bali ecco che finalmente l'occasione si è presentata, un corso iniziava tre settimane dopo il mio arrivo e col mio amico, che già ha seduto vari corsi, ci siamo iscritti.

Come in tutto, il modo migliore per iniziare qualcosa di nuovo è quello di non avere alcuna aspettativa e credo che per qualcosa come il Vipassanā questo sia ancora più essenziale. Se ci si aspetta di diventare illuminati in dieci giorni, o di risolvere le proprie pene, si rimarrà delusi. Se però ci si accosta a questa tecnica solo con la curiosità e la volontà e l'impegno di restare per tutti e dieci i giorni, allora certamente un qualcosa si smuoverà.

Con mia enorme sorpresa, già il secondo giorno ero felice sia del silenzio sia del fatto che ancora mi mancavano otto lunghi giorni in cui l'unica cosa che potevo fare era stare seduta a focalizzarmi sul respiro.

La tecnica è talmente facile da risultare per noi occidentali complessa. Si tratta di imparare a seguire il nostro respiro naturale e sentire le sensazioni corporee più sottili senza reagire a loro. Una prova di pazienza, di accettazione, di volontà e concentrazione. Il silenzio e il divieto a qualsiasi forma di contatto con gli altri attendenti al corso è un toccasana per imparare a stare con se stessi in una maniera più profonda. Dormivamo in camerate ma eravamo come fantasmi, nessuno  sguardo, nessun gesto, nessuna lettura, nessun cellulare, niente  computer, niente musica, niente disegni: ognuno era solo con se stesso. A tal punto che finalmente ho scoperto la bellezza del mangiare in pieno silenzio focalizzandomi unicamente sul cibo, il contatto col palato, la masticazione. Quando pulivo il mio piatto o lavavo i denti, questa era l'unica cosa che facevo, non c'era nient'altro di più importante.
Man mano che i giorni passavano la mia mente, che all'iniziavo continuava a cantare (principalmente David Bowie ^^) ha iniziato ad affievolire la voce. Non si è mai spenta completamente ma era diventata una radio tenuta a volume basso ed inascoltata. Una sensazione stupenda!



A Bali in quel periodo era la stagione delle mosche, che aimé entravano anche nella meditation hall. Aimè? Per fortuna! All'inizio cercavo di scacciarle o indossavo un velo che mi copriva completamente il viso. Poi ho deciso che se volevo veramente imparare la tecnica dovevo lasciar fare al mondo esterno il suo compito di disturbatore e ho levato il velo. All'inizio avere le mosche che gironzolavano sui miei occhi e le mie labbra mi sembrava il limite, su tutto il resto del corpo le accettavo ma non lì! Piano piano però ho iniziato a riuscire a concentrarmi anche con quelle ospiti indiscrete.

Meditation hall

Non voglio scrivere di più su un'esperienza talmente personale, non voglio influenzare in nessun modo i pochissimi lettori che potrebbero voler leggere questo post. 

Il mio onesto parere è che tutti dovrebbero provare questa tecnica, senza aspirare a nulla in particolare, ma con dedizione e accettazione. Sono solo dieci giorni, ma può diventare uno stile di vita. Non è una religione, né una setta, chiunque dovunque nel mondo può provarlo e decidere se gli può essere utile o meno.

Unico consiglio: prendetevi il tempo di decidere quando andarci, senza procrastinare all'infinito certo, ma scegliendo il momento adatto, quando sentite che siete veramente pronti a passare dieci giorni con voi stessi, senza alcun contatto col mondo esterno. Dedicatevici con attenzione e impegno e un risultato, anche se sparuto, arriverà!


Link utili:
il wikipedia italiano
il sito ufficiale dove si possono vedere tutti i centri nel mondo
Il centro Vipassanā in Italia, Toscana

lunedì 17 settembre 2012

Ubud, la magica


Il mio soggiorno di un mese e mezzo a Ubud, Bali, è terminato.

Ubud è stata un'esperienza intensa, stimolante, forte, importante. Dopo un anno di Australia, prima a ricercare lavoro, poi a lavorare e infine due mesi di road trip, avevo bisogno di fermarmi e staccare da tutto. 


A Bali sono riuscita benissimo in questo intento. Le giornate passavano semplicemente fra sveglia all'alba, meditazione, pratica yogica, conversazioni stimolanti con i nostri vicini di casa, letture e documentari.


Col mio amico abbiamo anche fatto qualche giretto ma non troppi, non siamo stati troppo tentati dallo scoprire l'isola, abbiamo preferito stare nelle vicinanze della nostra casetta, che per fortuna non si trovava nel centro ma un po' distanziata, lontana dal traffico e dal consumismo.

Sì, perché Ubud può essere snervante. 
Offerta agli Spiriti 
È la città "spirituale" di Bali, un ritrovo per gente interessata allo yoga, alla meditazione, ad ogni forma di healing, medicina alternativa. Purtroppo quindi è facilmente vittima di se stessa e diventa un centro nevralgico del consumismo spirituale, dove, ironia della sorte, puoi trovare prodotti a prezzi più alti rispetto ai paesi occidentali. Ancora peggio, puoi trovare gente troppo "spirituale", che calcola ogni singola parola che dice, che cerca continuamente un nuovo stile da metabolizzare per cercare di dimenticare la propria solitudine interiore. 


Dopo tre settimane di questa vita abbiamo dato una scossa alla situazione e siamo andati ad un ritiro di meditazione in un centro Vipassana, ma di questo parlerò più in là, perché il Vipassana merita un post a parte.

Una delle tante case create secondo i propri canoni creativi dai rifugiati 



Quello che mi preme dire qui è che Ubud può essere quello che tu vuoi, turistica o mistica, artificiale o pura. Molto sta nell'incontrare la gente giusta e nel lasciar fare all'energia del luogo, senza cercare di manipolarla. I primi giorni ero stanca e senza forze e non ho fatto resistenza. Alla fine della seconda settimana ero energica e sentivo una nuova forza entrare in me stessa.



Particolare di un bagno dei rifugiati 
A Ubud e in generale in tutta Bali gli abitanti del luogo parlano di magia come gli italiani parlano di calcio. È un argomento normale, le donne gatto stanno ai balinesi come i calciatori stanno agli italiani. Chiunque può parlarti dello spirito che abita in casa propria, o del gatto sotto la tavola che uscito ha preso le sembianze di donna.


Altro esempio di casa costruita dai rifugiati
A Sanur, sulla costa, non ricordo ogni quanti anni, c'è un raduno di magia nera dove, se hai il coraggio di andare, puoi vedere maiali che volano e molto altro. La magia si respira ovunque e il contatto con la natura, la presenza del vulcano e i suoi suoni, contribuiscono molto ad aumentare questo sentimento di spaesamento e di trance.

Toilette en pleine air

Ubud è anche una nuova patria per chi cerca rifugio dal matrix. Russi, francesi, italiani, asiatici vengono sull'isola e si stanziano nelle vicinanze di questo villaggio per perdere completamente contatto con la "realtà". Particolare interessantissimo, qui i paramentri da seguire per la costruzione delle case sono ancora flessibili e stimolano l'immaginazione, così che, se si è un po' fantasiosi, si può facilmente creare la casa dei propri sogni.


Risaia con tempi

Per il resto, ci si arrangia come si può, ma possibilmente ci si accontenta di piccoli lavoretti per non ricadere nella trappola mentale del sistema che ci vuole schiavi e proprietari. Il nostro vicino di casa dipinge sassi e promuove qualche workshop, la nostra vicina russa ha venduto tutto quello che aveva e racimola soldi facendo qualche lavoro a maglia.  Qualcun altro si ingegna e prepara orecchiette fresche da vendere agli occidentali gourmand. 

Non è la prima volta che mi imbatto in gente che ha trovato una soluzione locale al disordine globale, ma Ubud attrae in grande quantità questa tipologia di gente. 

E se sai cogliere la vibrazione, il resto viene da sé. 

Grazie, Ubud